5 Tecniche di ascolto attivo (e come praticarlo)

Ti sei mai fermato a ragionare sulla differenza tra udire ed ascoltare? Quante volte ti sei sentito dire oppure hai detto tu stesso a qualcuno una frase del tipo “Ehi, ma mi ascolti mentre parlo?”. Tante, vero?! Bene, l’approfondimento di oggi, proposto dallo staff dell’Università online Niccolò Cusano di Brescia, affronterà una tematica molto interessante al riguardo.

Oggi ti parleremo dell’ascolto attivo, in particolare scopriremo cinque tecniche di ascolto attivo. Se sei un nostro studente iscritto al corso di laurea in Psicologia a Brescia, questa guida potrebbe tornarti molto utile. Al termine dell’approfondimento, ti daremo anche interessanti informazioni circa il Master in Psicologia di Unicusano, indispensabile per arricchire le tue conoscenze in materia.

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Differenza tra udire e ascoltare

Andiamo con ordine e ragioniamo prima di tutto su due concetti, udire e ascoltare. Esistono tre modalità per entrare in relazione con il mondo che ci circonda, ovvero udire, ascoltare ed ascoltare attivamente. Ogni modalità richiede un livello diverso di coinvolgimento.

Che differenza c’è tra udire e ascoltare?

Udire è il semplice fenomeno fisico per il quale la nostra capacità sensoriale ci consente di percepire un suono. Possiamo udire il fischio del treno in arrivo, il vociare per strada, il clacson di una macchina. Quando udiamo un suono non siamo chiamati a soffermarci per distinguerlo e capirne il senso.

Ascoltare invece richiede attenzione rispetto a ciò che un interlocutore sta esprimendo direttamente o indirettamente proprio a noi.

Risulta abbastanza naturale a questo punto riflettere su una seconda differenza, quella cioè tra ascolto passivo e ascolto attivo.

Quando ascoltiamo la musica o accendiamo la TV mentre facciamo le pulizie di casa, ad esempio, il nostro è un ascolto passivo. Non entriamo in contatto con un interlocutore. In questi casi, percepiamo i suoni senza prestare attenzione. Più che ascoltare, stiamo sentendo “qualcosa”.

Al contrario, l’ascolto attivo va ben oltre la condizione di ascolto in silenzio. Nel caso di ascolto attivo siamo tenuti a comprendere ciò che ci viene detto ed anche a rielaborarlo.

Cos’è l’ascolto attivo?

Entriamo finalmente nel cuore della nostra guida, scopriamo cos’è l’ascolto attivo e quali sono le tecniche di ascolto attivo che possiamo praticare.

Cosa significa ascoltare attivamente?

Ascoltare attivamente è un’arte che ci permette di entrare in relazione con l’altro e comunicare. Si tratta di uno strumento fondamentale della psicoterapia e delle relazioni d’aiuto. A comprenderne l’importanza sono stati i promotori della cosiddetta Psicologia Umanistica, una branca della psicologia basata sul principio dell’attenzione alla persona a 360 gradi, con l’obiettivo di valorizzarne il potenziale latente in un’ottica di piena realizzazione di sé.

Le tecniche di ascolto attivo che vedremo tra poco si fanno risalire in particolare allo psicologo statunitense Thomas Gordon. Gordon fu prima allievo e poi collaboratore di Carl Rogers, teorico della Comunicazione Efficace, un sistema di lavoro con le persone volto a creare e mantenere relazioni efficaci e a ridurre i conflitti.

Nell’ascolto attivo vengono coinvolti tutti i sensi: sensibilità, intuizione, attenzione, intelligenza, comprensione, empatia.

Data la sua importanza, l’ascolto attivo ricopre un ruolo speciale anche nelle relazioni quotidiane e non solo nella psicoterapia, in quanto permette contatti autentici tra le persone.

Caratteristiche dell’ascolto attivo

L’ascolto attivo deve essere:

  • empatico, poiché mira a creare un rapporto di fiducia attraverso la comprensione degli stati d’animo
  • reattivo, poiché l’ascoltatore è portato ad inviare feedback all’interlocutore ottenendo così maggiori informazioni
  • selettivo, poiché l’ascoltatore deve ottimizzare il processo di comunicazione individuando gli argomenti effettivamente rilevanti e portare l’interlocutore a concentrarsi su questi.

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Tecniche di ascolto attivo: 5 tecniche da praticare

Iniziamo finalmente a parlare delle tecniche di ascolto attivo. Si tratta di tecniche basilari da praticare in relazione agli obiettivi che si vogliono raggiungere.

Vediamo quali sono le 5 selezionate da Unicusano.

Tecnica del silenzio attivo

Quando si pratica la tecnica del silenzio attivo, una volta che l’interlocutore termina di parlare, l’ascoltatore sceglie volontariamente di non intervenire. In questo modo consente all’altro di riflettere su quanto ha appena affermato. L’interlocutore percepisce il silenzio dell’ascoltatore in maniera incoraggiante e tenderà a riflettere e a fornire maggiori informazioni per chiarire il suo pensiero.

Attenzione a non esagerare con pause e silenzi troppo lunghi. L’interlocutore potrebbe vivere con imbarazzo tale silenzio e provare uno stato di ansia.

Tecnica del rispecchiamento empatico

Per la precisione si tratta di un gruppo di tecniche che consistono in interventi che non interpretano mai le parole dette dall’interlocutore.

In pratica l’ascoltatore rimanda all’interlocutore dei segnali che, come veri e propri specchi, riflettono ciò che egli ha appena detto, senza alterare la costruzione del discorso o la situazione psicologica in cui esso avviene.

Le tecniche di rispecchiamento sono strumenti di rinforzo del sé dell’altro. Hanno infatti il potere di creare un clima socio-affettivo caloroso e rassicurante. Tale clima consente alla persona che sta parlando di ricevere continui feedback che lo inducono a riflettere su di sé, sulle affermazioni ed i pensieri espressi. L’interlocutore si sente realmente ascoltato ed accettato.

Tecnica del riepilogo

Tra le tecniche di ascolto attivo, precisamente del rispecchiamento empatico, troviamo la tecnica del riepilogo.

Si tratta di una tecnica utile se l’interlocutore si dilunga nei dettagli e racconta elementi non necessari. In questo modo, senza esprimere giudici o intolleranza, l’ascoltatore attivo ed attento, fa un riepilogo del discorso, evidenziando gli elementi salienti.

L’ascoltatore rimanda a specchio la sua disponibilità ad accogliere, ma anche ad agevolare la persona che parla nel dare priorità agli elementi del discorso.

Tecnica della riformulazione come parafrasi

La tecnica della riformulazione come parafrasi è la principale tecnica di rispecchiamento. In pratica l’ascoltatore ripete, con altri termini, quanto ha raccontato l’interlocutore, collegandosi a qualcosa di effettivamente detto.

Solitamente la riformulazione avviene con frasi tipo:

“Dunque, lei vuole dire che…”

“In altre parole, lei sta affermando che…”

Lo scopo è portare l’altro a fare una riflessione sul proprio pensiero in modo da verificarne la veridicità e la razionalità.

La tecnica della riformulazione semplice

Ultima tecnica di ascolto attivo che andiamo ad analizzare è quella della riformulazione semplice. Utilizzando sempre la formula del tipo “mi stai dicendo che…”, l’ascoltatore utilizza le stesse parole dell’interlocutore.

Una tecnica molto semplice, ma interessante per entrambe le parti.

L’interlocutore si sente come messo di fronte ad uno specchio e può riflettere sull’immagine che sta offrendo di sé all’altro, sul piano anche della sincerità e della chiarezza.

L’ascoltatore mette alla prova le sue capacità di ascolto ed attenzione.

Ricorda che un buon ascoltatore attivo è una persona dotata di assertività: capace non solo di esprimersi in modo corretto, ma anche abile nel sapere ascoltare l’altro.

Il Master in Psicologia di Unicusano

Chiudiamo la nostra guida alle tecniche di ascolto attivo, con qualche informazione utile circa il Master in Psicologia di Brescia, disponibile in modalità e-learning.

Il Master è l’occasione per perfezionare e valorizzare le proprie attitudini e conoscenze in questo settore attraverso una preparazione approfondita e in linea con le esigenze del mercato del lavoro.

Per maggiori informazioni, compila il modulo di contatto.

Inoltre, se sei un appassionato della materia, leggi anche il nostro approfondimento sul counseling relazionale.


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